Nonostante una diminuzione della percentuale di fumatori in Italia negli ultimi 20 anni, dal 26,6% del 2002 al 20,5% del 2022, il numero totale di fumatori rimane elevato.
Un numero significativo di fumatori italiani inizia prima dei 18 anni e il 98% lo fa con le sigarette tradizionali, secondo una recente indagine Eurobarometro. Sfortunatamente, smettere ha un basso tasso di successo: nell'ultimo anno i centri antifumo hanno ricevuto 8.500 chiamate, meno dell'1% dei fumatori, e solo il 9,6% di coloro che provano a smettere mantengono le loro buone intenzioni per più di sei mesi. Su prevenzione e cessazione occorre domandarsi cosa fare di più e di diverso per cambiare questa tendenza.
Cambiare rotta quando si tratta di fumo è difficile, poiché è una delle abitudini più difficili da abbandonare. Tuttavia, oggi sono disponibili varie soluzioni. Le due migliori rimangono non iniziare affatto a fumare e smettere il prima possibile. Ma cosa si può fare per gli oltre 10 milioni di persone che hanno già iniziato e che non smettono?
Altri Paesi, come Regno Unito, Nuova Zelanda, Giappone e Svezia, stanno riducendo rapidamente il numero dei fumatori con approcci nuovi e pragmatici, sfruttando l'innovazione tecnologica e applicando il principio di riduzione del rischio.
Con nuovi e diversi approcci sperimentati in vari Paesi, la fine delle sigarette entro il 2030 sembra un obiettivo realistico per alcuni di questi.
Il Regno Unito è stato in prima linea nelle politiche basate sulla riduzione del rischio e da tempo include i dispositivi senza combustione tra le soluzioni disponibili per chi non smette di fumare, minimizzando il rischio di iniziazione per chi non ha mai fumato. Il risultato è una riduzione dei fumatori di sigarette molto superiore che nel territorio europeo, con un calo del 4% dal 2014 al 2020, rispetto al 2% registrato in Europa nello stesso periodo.
Anche la Nuova Zelanda, il cui parlamento ha riconosciuto con una legge del 2020 i prodotti senza combustione come strumento utile per aiutare i fumatori a smettere con le sigarette, mostra come l'utilizzo di sigarette sia diminuito negli anni più rapidamente che nella vicina Australia, che invece ha puntato su politiche più restrittive.
In Giappone, dove i prodotti a tabacco riscaldato sono più diffusi, la prevalenza di fumatori sulla popolazione totale è passata dal 32% del 2000 al 21% del 2015, con un ulteriore calo a circa il 16% previsto per il 2025.
La Svezia ha quasi raggiunto l'obiettivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di ridurre la prevalenza al di sotto del 5% grazie al passaggio di una significativa percentuale di fumatori dalle sigarette alle bustine contenenti nicotina. La Svezia è oggi il Paese europeo con la più bassa percentuale di tumori legati al fumo tra gli adulti.
Tutti questi approcci, seppur diversi, hanno in comune il fatto di aver in qualche modo integrato il principio di riduzione del rischio. Se smettere del tutto con il tabacco e la nicotina per tanti fumatori in Italia non è al momento una strada percorribile, potrebbe essere un’opzione fornire loro valide alternative al fumo tradizionale?
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